Non scegliere è una pessima scelta

Le scelte in genere avvengono abbastanza in fretta. Non dobbiamo però confondere il momento della scelta con la difficoltà di scegliere. Il momento che precede la scelta può diventare infinito e arrivare a paralizzarti. La principale conseguenza nel mondo finanziario? Una enorme massa di liquidità giace improduttiva sui conti correnti dei risparmiatori. Oggi parliamo di scelte, di come non scegliere è purtroppo una pessima scelta, di come effettuare le scelte migliori. Ne parliamo come sempre con parole semplici.

Il “parto” di una scelta

Il periodo che precede una scelta che reputiamo importante per molti versi può essere associato alla gestazione che precede il parto. Come mai? Perché abbiamo la tendenza a voler razionalizzare ogni parte della scelta. Entra in gioco il nostro cervello, macchina meravigliosa, più potente di qualsiasi computer, che però in questo caso non ci aiuta.

Non scegliere è una pessima scelta

Il cervello, nel tentativo di razionalizzare la scelta, fa risaltare i lati negativi e attutisce gli aspetti positivi; spesso frena l’entusiasmo per la paura di fallire. Ecco quindi che quando si tratta di dover prendere decisioni per il futuro, il tentativo estremo di razionalizzazione finisce per paralizzarti, scegli di non scegliere e di lasciare fare tutto al destino.

Ascolta il tuo corpo

Hai mai notato che di fronte ad una scelta importante il tuo corpo è solito mandarti dei segnali? Hai mai avvertito, negli attimi che precedono la scelta, l’aumento dei battiti cardiaci, oppure dei crampi allo stomaco, l’aumento della sudorazione, o ancora dei brividi lungo la schiena? Sono certo di si. Sai cosa vuol dire questo? Che il tuo corpo “sente” se quella scelta è giusta o sbagliata, e prova in tutti i modi a fartelo sapere, affinché tu decida nel modo migliore.

Scegliere di non scegliere è una pessima scelta

La risposta che il tuo corpo ti invia non è però basata sulla razionalità, bensì sull’istinto e sulle sensazioni. Oggi voglio suggerirti di dare maggiore ascolto al tuo corpo; spesso il tuo corpo “sà” cosa è giusto per te e ti invia dei segnali abbastanza forti e chiari. Poi però, un attimo prima di scegliere, concedi l’ultima parola al tuo cervello, ricompare la paura di fallire, di sbagliare, il processo di scelta si paralizza e semplicemente decidi di non scegliere e di seppellire quelle sensazioni.

Sempre lo stesso copione

Massimo è cliente della stessa filiale bancaria da quasi 20 anni. Negli ultimi anni sono state tante, troppe le delusioni dagli investimenti che gli sono stati consigliati. Una volta è colpa del mercato, una volta delle Banche Centrali, un’altra volta dello spread, o del bail-in, (se non sai cos’è il bail-in clicca qui per approfondire) sta di fatto che è stata una serie continua di delusioni e perdite. Da un paio di anni Massimo non ne vuole più sapere di investire, la reputa una fregatura.

Non scegliere è una pessima scelta

Il gestore lo chiama per invitarlo ad andare in filiale per un incontro. E’ sempre così gentile! Lavora in quella filale ormai da 3 anni e ogni volta che Massimo si reca in filiale lo aspetta per offrirgli un caffè e lo agevola nelle operazioni che Massimo deve fare.

Massimo arriva in filiale; il gestore lo accoglie e come sempre lo invita a prendere il caffè; successivamente il gestore propone a Massimo di investire parte delle somme che giacciono sul conto corrente in un nuovo prodotto che promette rendimenti ottimi; Massimo gli assicura che ci penserà, ma sul momento soprassiede. Per quanto il gestore provasse a convincerlo, qualcosa dentro di sé portava Massimo a dubitare di quella ennesima proposta.

Un incontro inaspettato

Massimo, invitato a cena a casa di amici conosce Andrea, una persona che istintivamente gli ispira fiducia. Scoprirà durante la cena che Andrea è un Consulente Finanziario. Massimo, estremamente deluso da quel mondo, prova ad approfondire, ma Andrea sembra quasi evitare l’argomento durante la cena. A fine serata, dopo aver discusso del più e del meno, i due si scambiano i numeri di telefono e Andrea gli promette che lo chiamerà per fissare un appuntamento.

Cena a casa di amici

Quando Massimo riceve la chiamata di Andrea in un primo momento non risponde; sebbene l’istinto gli suggeriva che quella persona era meritevole di fiducia, la paura di dover fare delle scelte importanti era tanta. In fin dei conti il gestore della filiale era così premuroso con lui! Perché doveva cambiare?

Poi però dovette ammettere che quell’appuntamento non lo obbligava a far nulla. Probabilmente avrebbe sentito le stesse cose di sempre, avrebbe ricevuto le stesse proposte. Così richiamò Andrea e concordarono un incontro. Non aveva nulla da perdere.

Con sua enorme sorpresa l’incontro andò in maniera del tutto diversa da come se lo era immaginato. Dopo una breve presentazione Andrea smise di parlare e invitò Massimo a raccontargli della sua vita della sua famiglia, dei suoi obiettivi, dei suoi sogni; nel frattempo Andrea lo ascoltava attentamente e prendeva pure degli appunti! L’appuntamento giunse al termine, parlarono di calcio, di musica, di macchine, ma anche di figli, di progetti, di sogni; la tanto attesa proposta di sottoscrivere un prodotto finanziario non arrivò.

Il consulente finanziario Andrea disse semplicemente a Massimo che lo avrebbe richiamato dopo circa una settimana; nel frattempo avrebbe studiato le migliori soluzioni per fare in modo che i sogni e gli obiettivi di Massimo si potessero realizzare negli anni seguenti.

Scegliere o non scegliere? Questo è il problema

Quando Andrea e Massimo si incontrarono nuovamente, Massimo rimase nuovamente sorpreso dal modo in cui Andrea gli presentò le soluzioni di investimento idonee al raggiungimento dei propri obiettivi.

Giunsero al fatidico momento in cui Massimo avrebbe dovuto scegliere. Sebbene non avesse mai visto tanta professionalità e competenza, non avesse avvertito alcun senso di urgenza o di conflitto di interessi, Massimo chiese ad Andrea del tempo per pensarci e promise che lo avrebbe richiamato.

Caro Massimo, sei ritornato a casa dopo l’incontro con Andrea. Adesso devi decidere cosa fare. L’istinto, il cuore, la pancia, la pelle te lo hanno gridato a gran voce cosa avresti già dovuto fare. Ma adesso è tornato in gioco anche il cervello che inizia a dirti: “ma tanto le Banche sono tutte uguali!”; “e se poi Andrea fosse disonesto?”; “il gestore della filiale è sempre così gentile con te!”.

Scegliere o non scegliere? Istinto o paura? Ecco il dilemma che Massimo come tantissimi altri risparmiatori italiani stanno vivendo. Non scegliere è una pessima scelta. Se la situazione in cui ti trovi adesso ti arreca disagio e la nuova situazione potrebbe essere invece di piacere, di entusiasmo e di gioia, perché non cambiare? Perché non trasformare la paura in curiosità, sfida e scoperta? Potresti farlo rimanendo in costante ascolto del tuo corpo, pronto a captare i segnali che ti invierà.

Ciao, alla prossima.

La volatilità, questa sconosciuta

Una delle variabili più importanti ma al contempo più fraintesa e meno capita del mondo degli investimenti è la volatilità. Troppo spesso la scelta ricade su un investimento non adatto alle tue esigenze proprio perché non ti è stata illustrata correttamente la sua volatilità. Oggi voglio spiegarti il concetto di volatilità, come sempre con parole semplici. Sei pronto? Bene, allora partiamo.

La scelta di Mario

Mario vorrebbe investire parte dei suoi risparmi, ma è molto spaventato; ci ha messo tanti anni ad accumularli e adesso non vuole assolutamente perderli. Parlando con gli amici gli viene consigliato di acquistare un’obbligazione, che ritengono essere lo strumento più sicuro e redditizio. Pertanto Mario si reca presso la sua Banca chiedendo di poter investire parte dei suoi risparmi in un titolo obbligazionario.

L’impiegato gli mostra le diverse alternative e Mario viene ingolosito dai titoli con interessi annuali più alti. “Perché mai dovrei comprare un titolo con un interesse annuo dello 0,5% quando esistono titoli con cedole molto più alte?” Per questo, nonostante l’impiegato provi a spiegargli che si tratta di titoli più volatili, Mario decide di sottoscrivere un titolo che scadrà tra 30 anni con un interesse annuo del 3%.

L’impiegato lo informa che alla scadenza gli verrà rimborsato il capitale e che annualmente percepirà un interesse pari al 3%. Perfetto: era proprio quello che Mario cercava!

Funziona!

Era la prima volta che Mario si lasciava convincere ad investire, e per quanto tranquillizzato sia dagli amici sia da quanto ascoltato in Banca, voleva verificare di persona. Dopo sei mesi dalla sottoscrizione dell’investimento, controllando il conto corrente trova il primo accredito: si trattava degli interessi semestrali dell’investimento. Avrebbe percepito quella somma ogni sei mesi per 30 anni! Meraviglioso, era proprio quello che voleva! Aveva fatto la scelta giusta.

“Sai cosa ti dico? Perché tenere gli altri soldi improduttivi sul conto corrente? Adesso vado e li investo tutti su questo titolo: l’interesse che prenderò ogni sei mesi sarà molto più alto!” Per cui Mario si reca in Banca per investire la restante parte dei suoi risparmi.

Un’amara sorpresa

Due anni dopo, tornando da lavoro, la macchina di Mario si ferma inaspettatamente. Non ne vuole sapere di ripartire. Il meccanico gli dà il triste annuncio: problemi seri al motore, il danno è davvero ingente. E’ arrivato il momento di cambiare macchina.

Mario si vede costretto a prelevare parte dei suoi risparmi per l’acquisto della nuova auto, per cui si reca in Banca chiedendo di disinvestire parte dei titoli che aveva acquistato circa due anni prima. L’impiegato di Banca lo informa che, a causa di alcune variazioni del mercato, il suo titolo aveva perso il 10% e che quindi, decidendo di vendere, avrebbe effettivamente perso 10 punti percentuali. “Mi scusi, ma non mi aveva assicurato che il mio capitale era garantito?” “Certamente, rispose l’impiegato, il capitale è garantito, ma la garanzia opera alla data di scadenza del titolo, sempre che non succeda nulla all’emittente dell’obbligazione“.

Mario aveva scoperto nel peggiore dei modi cos’è la volatilità!

Definizione di volatilità

In finanza, la volatilità è legata al rischio e misura la variazione percentuale del prezzo di uno strumento finanziario nel corso del tempo. Più è alta l’oscillazione del prezzo dello strumento più si dice che quello strumento è volatile.

Strumento ad alta volatilità – Fonte: Capital.com

Viceversa, se le oscillazioni del prezzo nel corso del tempo sono molto contenute lo strumento si dice poco volatile.

Strumento a bassa volatilità – Fonte: Capital.com

La volatilità è uno dei concetti chiave della finanza ma spesso i suoi effetti non sono per niente chiari. Nel caso di un titolo obbligazionario, se è vero che a meno di fallimento dell’emittente alla scadenza il prezzo sarà pari a 100, durante la sua vita tale prezzo può oscillare e l’intensità delle oscillazioni prende proprio il nome di volatilità. Più è lunga la scadenza del titolo obbligazionario più elevata e la sua volatilità.

La volatilità viene misurata in percentuale e si riferisce ad uno specifico arco temporale. Se uno strumento finanziario ha una volatilità pari al 10% in un anno vuol dire in sostanza che mediamente in un anno la distanza della sua quotazione dal suo valore medio è del 10%.

In sostanza, se la volatilità è elevata lo strumento sarà soggetto a variazioni di prezzo più marcate; se invece la volatilità è bassa l’andamento dei prezzi sarà molto più docile.

Normalmente ad un aumento del volatilità corrisponde un aumento del rendimento atteso da quello strumento finanziario. Ecco perché è fondamentale il tempo, l’orizzonte temporale di un investimento (clicca qui per leggere il post dedicato).

La soluzione scelta da Mario, data l’elevata volatilità, ben si presta per chi ha un orizzonte temporale molto lungo e per chi riesce a gestire bene emotivamente le forti oscillazioni di breve periodo. Non è invece una buona soluzione se vi è una ragionevole probabilità che quelle somme possono servire nel breve periodo.

Categoria a confronto

Voglio concludere mostrandoti un confronto tra 3 diverse categorie di strumenti finanziari.

  • Obbligazionario Euro a breve termine
  • Obbligazionario Euro governativo a lungo termine
  • Azionario Globale

Confronto ad un anno

Vedrai come strumenti ad elevata volatilità siano indicati per orizzonti temporali lunghi, mentre strumenti con bassa volatilità vanno scelti se il nostro orizzonte temporale è breve.

La volatilità questa sconosciuta
Confronto ad un anno – Fonte: Quantalys

Dal confronto ad un anno abbiamo subito una chiara dimostrazione della volatilità. L’obbligazionario a breve termine (linea verde) ha un andamento lineare che denota bassissima volatilità (quest’ultima è pari infatti a 0,58%), ancorché basso rendimento. L’obbligazionario governativo europeo a lungo termine (linea viola), presenta una marcata volatilità (pari a 5,71%), e quest’anno è stata caratterizzata da un ottimo rendimento; l’azionario globale (linea rossa)presenta un’alta volatilità (pari a 12,76%), dimostrata dal fatto che a fine 2018 ha registrato una marcata perdita in un periodo molto breve.

Confronto a 10 anni

La volatilità questa sconosciuta
Confronto a 10 anni – Fonte: Quantalys

Lo stesso confronto in un orizzonte temporale di 10 anni ci dimostra una delle più importanti leggi del mondo degli investimenti. Strumenti a volatilità medio-alta vanno sottoscritti solo a condizione di poterli mantenere per orizzonti temporali lunghi. Come si nota nel grafico in alto il rendimento dell’obbligazionario a breve termine, caratterizzato da bassa volatilità, si rivela molto deludente in un orizzonte di 10 anni. Viceversa il rendimento dell’obbligazionario a lungo termine e soprattutto dell’azionario globale, caratterizzati rispettivamente da una volatilità media e alta, danno risultati ampiamente migliori in un orizzonte adeguato.

Oltretutto le oscillazioni che sembravano molto marcate nel confronto ad un anno, diventano molto più contenute nel confronto a 10 anni.

La soluzione per Mario

Cosa avrebbe dovuto fare Mario per allocare correttamente i suoi risparmi? Avrebbe dovuto diversificare l’investimento, scegliendo strumenti a volatilità medio alta per le somme che potevano rimanere investite a lungo termine, sulle quali è giusto puntare ad un rendimento atteso maggiore, mentre doveva scegliere strumenti a bassa volatilità (accontentandosi di un rendimento più contenuto) per le somme che potevano servire nel breve periodo.

La volatilità può essere misurata per tutti gli strumenti finanziari, anche per un portafoglio molto diversificato. Per cui ti consiglio di verificare sempre qual è la volatilità degli strumenti che hai sottoscritto, per verificare che questa sia in linea con la tua propensione al rischio e con il tuo orizzonte temporale.

Probabilmente, piuttosto che seguire il consiglio di qualche amico Mario avrebbe fatto meglio ad affidarsi ad un bravo Consulente Finanziario.

Ciao, alla prossima.

Prevenire è meglio che curare

Ci sono alcuni spot pubblicitari che rimangono in mente più di altri. Chi è grande abbastanza ricorderà certamente quello della Mentadent (nota azienda di dentifrici e spazzolini da denti) degli anni ’90 che terminava sempre con un dentista che recitava la frase “Prevenire è meglio che curare”. Te lo ripropongo qui di seguito.

Fonte: Youtube

Prevenire è meglio che curare: il consiglio è certamente tra i più azzeccati. In tantissime sfere della vita oggi stiamo giustamente attenti alla prevenzione, soprattutto per quanto attiene la nostra salute e quella dei nostri cari. Ci sono eventi della vita che, una volta verificatisi, sono irreversibili, non ci permettono di poter tornare indietro. E non c’è cosa peggiore di essere costretti a dire: “se solo ci avessi pensato prima!”

La salute certo, ma non solo

Per quanto sono d’accordo con te che la salute è l’ambito più importante cui applicare il principio della prevenzione, oggi non è l’unico. C’è un altro rischio che va assolutamente prevenuto: quello di sopravvivere ai propri risparmi! L’aumento dell’aspettativa di vita media, sommato al drastico calo delle pensioni medie che attende l’attuale forza lavoro rendono molto concreto il rischio di ritrovarsi ad un certo momento senza denaro sufficiente. Clicca qui per leggere un articolo di Repubblica dedicato proprio a questo tema.

Prevenire è meglio che curare

L’ex Presidente dell’INPS Tito Boeri ha detto con chiarezza che allo stato delle cose un trentenne di oggi potrà smettere di lavorare solo all’alba dei 75 anni, e per percepire dei simpatici assegni da fame. Chi ha avuto l’ardire di nascere dopo il 1980 sgobberà cioè tutta la vita, al fine di irrorare la pensione di chi è cresciuto in un’epoca di diritti sociali, ma anche di privilegiati, ladri ed evasori abbastanza asociali. E ne verrà ricompensato con un epilogo esistenziale a base di fatica e di stenti (stralcio di un articolo di Massimo Gramellini su La Stampa; clicca qui per leggere l’articolo completo).

Il tempo è tutto

Prevenire è meglio che curare

La famosa frase “Il tempo è denaro” è assolutamente calzante nella prevenzione del longevity risk. Cominciare ad accantonare una piccola parte del proprio reddito sin da subito è l’unica soluzione al rischio di sopravvivere ai propri risparmi. A meno che anche tu non sia convinto (come molti purtroppo) che sia sufficiente comprare biglietti della lotteria o gratta e vinci vari.

Se a 25-30 anni puoi costruirti una buona pensione integrativa anche con un versamento mensile del 5-10% del tuo reddito (a patto di continuare a versare costantemente per i successivi 35-40 anni) decidendo di iniziare a 50 anni avrai bisogno, sempre che il tuo reddito lo consenta, di versare molto di più per ottenere una integrazione dignitosa alla tua pensione.

Il ruolo etico del Consulente Finanziario

Prevenire è meglio che curare

Il Consulente Finanziario ha una grande responsabilità in questo ambito. Un bravo Consulente deve divulgare quanto più possibile tali informazioni ai suoi clienti, deve fare in modo che quante più persone possibili siano consapevoli del rischio di sopravvivere ai propri risparmi. Deve farlo con tenacia, in un contesto nel quale i mezzi di informazione non ne parlano a sufficienza (tranne quelli specializzati). E’ un dovere morale, etico.

Fondi di previdenza complementare, ma non solo

Lo Stato italiano, consapevole della necessità che i lavoratori contribuiscano volontariamente ad arginare tale fenomeno, ha predisposto tutta una serie di agevolazioni per coloro i quali decidono di aderire alla previdenza complementare. Agevolazioni di varia natura, destinate ai lavoratori dipendenti che decidono di destinare il proprio TFR e i loro contributi volontari alla previdenza complementare; destinate ai datori di lavoro i cui dipendenti aderiscono a tali forme; destinate ancora ai lavoratori autonomi e ai genitori che alimentano le pensioni integrative di figli fiscalmente a carico.

Prevenire è meglio che curare

Ma è importante ribadire un concetto che ho già affrontato in questo articolo del blog dal titolo Facciamo chiarezza sulla Previdenza Complementare (clicca sul titolo del post per approfondire): la Previdenza Complementare è un progetto, non è un prodotto! L’obiettivo è quello di pianificare un investimento che assolva al compito di creare una previdenza integrativa; pertanto l’obiettivo può essere raggiunto con qualunque strumento finanziario, non necessariamente con un fondo di Previdenza Complementare.

E allora cosa aspetti?

Prevenire è meglio che curare

Se non sei ancora tornato dalle vacanze, goditi le meritate ferie, ma al tuo rientro non procrastinare. Se reputi che anche tu potresti correre il rischio di ritrovarti in età avanzata con mezzi finanziari non sufficienti per un tenore di vita dignitoso devi agire adesso, immediatamente: prevenire è meglio che curare! Parla con il tuo consulente finanziario (anche se in realtà avrebbe già dovuto parlartene lui!) e pianifica un investimento a lungo termine finalizzato ad assicurarti una vecchiaia agiata e spensierata.

Ciao, alla prossima.