La finanza sostenibile può cambiare il mondo

Mai come in questo momento i riflettori del mondo sono accesi sui temi della sostenibilità, parola che sta entrando sempre più nel gergo quotidiano. In questo articolo proverò, a mio modo, a fare chiarezza sul tema, perché credo ci sia tanta confusione. Lo farò parlando di investimenti ovviamente, dimostrandoti che la finanza sostenibile può cambiare il mondo. Te ne parlo come sempre con parole semplici.

Non abbiamo un Pianeta B

Non credo servano molte altre parole. I giovani di tutto il mondo, capitanati da Greta Thunberg, lo sostengono a gran voce da anni. Continuando con questo menefreghismo globale, con una politica delle chiacchiere (dei bla bla bla l’ha definita la Thunberg qualche giorno fa) potremmo innescare dei meccanismi irreversibili di deterioramento delle condizioni di vita sulla Terra. Non abbiamo, almeno al momento, nessun altro pianeta dove andarci a rifugiare, pertanto il problema è molto serio e molto urgente.

Questa tanto vituperata finanza

Troppo spesso associata mentalmente a uomini avidi che mirano solo a ingrassare i loro portafogli a scapito della collettività. Eppure la finanza potrebbe rivelarsi una della armi migliori nella lotta alla difesa del pianeta Terra. Non ci credi? In questo articolo proverò a dimostrartelo.

Si è tenuto lo scorso mese di Settembre a Milano il Salone del Risparmio (clicca qui per visitare il sito ufficiale dell’evento), la più grande e importante manifestazione che si tiene ogni anno sulla finanza e sugli investimenti in Italia. Ebbene, uno dei 7 percorsi Tematici del Salone era intitolato “Sostenibilità ed Inclusione“, a testimonianza di quanto centrale ed attuale il tema della sostenibilità sia oggi nel mondo finanziario. Ok, ma perché? E’ qui il nodo della questione.

Cosa vuol dire sostenibilità

Ribadisco quanto detto in premessa: prima di procedere dobbiamo sgombrare il campo dai dubbi e fare chiarezza sul tema: che vuol dire sostenibilità?

Si parla di sostenibilità quando un processo può essere mantenuto ad un certo livello indefinitamente. Il principio che governa la sostenibilità prende il nome di sviluppo sostenibile. Questo riguarda tre ambiti strettamente legati ed interconnessi tra loro: ambientale, economico e sociale. Pertanto si ha sviluppo sostenibile quando questo è attento all’ambito ambientale, all’ambito economico ed all’ambito sociale.

Sai che preferisco, quando possibile, evitare la lingua inglese, ma qui me lo devi concedere un attimo. I tre pilastri dello sviluppo sostenibile, sono Environmental (Ambientale), Social (Sociale) e Governance (sistema di conduzione e direzione di un’azienda o di un Paese).

Quindi riassumendo c’è sostenibilità quando lo sviluppo è sostenibile; c’è sviluppo sostenibile quando vengono rispettati questi 3 fattori: Environmental, Social e Governance, ESG. Ho dovuto passare dalla lingua inglese in quanto era importante capire come si arrivasse all’acronimo ESG, che di fatto è un marchio che viene messo a quegli strumenti o processi che possono essere definiti sostenibili.

(E)nvironmental, I principi ambientali

Le aziende ed i Paesi che rispettano i fattori ambientali sono quelli, nello specifico, attenti ai seguenti argomenti: rifiuti inquinamento, esaurimento delle risorse naturali, preservazione della biodiversità, emissione di gas serra, deforestazionecambiamento climatico.

(S)ocial, i fattori sociali

Saranno considerati Social, quelle società o quei Paesi che hanno un modo virtuoso di trattare le persone: relazione con i dipendenti, condizioni di lavoro, compreso il lavoro minorile e la schiavitù, finanziamento di progetti o istituzioni che serviranno le comunità povere e sottosviluppate a livello globale, salute, sicurezza, gestione dei conflitti sociali.

(G)overnance, i fattori economici

Infine, le Aziende ed i Paesi che rispettano i fattori di Governance avranno istituito opportune ed adeguate strutture, regolamenti e strategie al loro interno con riferimento a: strategia fiscaleremunerazione dei dirigentidonazioni e pressioni politichecorruzione, diversità e struttura di governo aziendale e statale.

La finanza sostenibile

La finanza sostenibile investe con l’obiettivo di generare sia un ritorno finanziario sia un impatto ambientale e sociale positivo, concreto e misurabile. Cosa significa per essere più chiari? Che nella costruzione degli strumenti finanziari ESG le Aziende ed i Paesi verranno selezionati in funzione del loro grado di rispetto dei fattori ambientali, di governance e sociali.

Hai un grande potere

Prima di tutto ti faccio qualche domanda: se potessi scegliere, preferiresti investire i tuoi risparmi su:

  • aziende o Paesi che con i loro rifiuti inquinano le acque dei mari e dei fiumi o su aziende che sono attente a non inquinare?
  • società o Paesi che sfruttano il lavoro minorile sottopagato o su aziende con dipendenti perfettamente in regola, che puntano allo stesso modo sulle donne e sugli uomini garantendo loro le stesse retribuzioni e le stesse possibilità di carriera?
  • aziende che con le loro emissioni stanno causando il surriscaldamento della Terra o su aziende che si stanno impegnando a rimanere sotto i parametri richiesti?

Se, come credo fortemente, ti piacerebbe investire su aziende virtuose, attente ai principi della sostenibilità, ti do una bellissima notizia: puoi farlo!

Il tuo consulente finanziario ti saprà consigliare gli strumenti ESG più virtuosi: esistono già, ed è facile prevedere che ce ne saranno sempre di più.

Adesso seguimi in questo viaggio virtuoso

Nei prossimi giorni tu, come tanti altri investitori nel mondo, consigliati da bravi consulenti finanziari, inizierai a dirottare i tuoi risparmi verso strumenti finanziari sostenibili, strumenti ESG.

I fondi ESG inizieranno a comprare (con i tuoi risparmi e quelli degli altri investitori) ingenti quantità di titoli (azioni o obbligazioni) di aziende virtuose (se vuoi sapere come funziona un fondo comune di investimento clicca qui).

Ti faccio notare una cosa: quando una casa di investimento decide di acquistare azioni o obbligazioni di un’azienda lo fa per milioni di dollari o di euro, a volte per miliardi; pertanto quella casa di investimento diventerà un azionista di peso dell’azienda prescelta.

Ne consegue che il suo parere sarà vincolante per approvare o bocciare le proposte presentate in qualunque ambito strategico. Per capirci facciamo un esempio: se il consiglio di amministrazione di un’azienda produttrice di scarpe propone l’apertura di un nuovo stabilimento per sfruttare manodopera a basso costo, il fondo, divenuto azionista di peso della società, si opporrà.

Fin qui tutto chiaro? Bene.

Se mi hai seguito fin qui ti sarà adesso chiaro che un fondo ESG (quindi attento alla sostenibilità) promuoverà tutte le iniziative societarie virtuose mentre boccerà quelle che vanno nella direzione opposta.

Manca poco per terminare il nostro viaggio virtuoso. L’ultimo passaggio è quello di mettersi un attimo nei panni delle aziende. Quelle virtuose saranno scelte sin da subito dai fondi ESG, beneficiando dell’apporto notevole di capitale fornito. Le aziende non virtuose, quelle che fino ad oggi hanno scelto di inquinare, di trattare male i dipendenti etc., saranno <<costrette>> ad adeguarsi se vorranno continuare ad essere appetibili per i risparmiatori di tutto il mondo, sempre più sensibili al tema della sostenibilità.

In conclusione

Adesso spero che la frase “la finanza sostenibile può cambiare il mondo” ti risulti meno utopica e molto più realistica e concreta.

Gli investitori, uniti, hanno il potere di destinare i loro ingenti capitali verso la sostenibilità, verso mari e fiumi più puliti, verso lavoratori più tutelati e più rispettati, verso donne più valorizzate, verso emissioni di gas serra ridimensionate, verso la salvezza del pianeta e una migliore qualità della vita.

Ciao, alla prossima.

La sfida per i consulenti finanziari nel prossimo futuro

Il mondo sta cambiando a grande velocità. Sta succedendo, proprio adesso, in tutti gli ambiti della nostra vita, anche in quello finanziario. Una grande sfida attende i consulenti finanziari nel prossimo futuro.

Bada bene che è una questione che ti riguarda da vicino: non ti auguro di affidare i tuoi piccoli o grandi risparmi ad una persona che non si sarà tempestivamente adeguato, o ancor peggio, che non ha riconosciuto i grandi mutamenti in atto. Mettiti comodo, te ne parlo come sempre con parole semplici.

Un dato inaspettato

Partiamo da una cifra: 1.915 miliardi di euro, una bella sommetta! Sai di cosa sto parlando? E’ la stima dei risparmi che passeranno di mano (di padre in figlio, da una generazione all’altra) in Italia nei prossimi dieci anni (Fonte T. Rowe Price).

Un’enorme montagna di denaro verrà ereditata dalle generazioni più giovani. Ebbene dirai tu? Qual è la notizia sensazionale? Non è il corso normale della vita? Certo, è sempre stato così e sarà sempre così. Chi ha accumulato delle somme di cui non ha poi interamente usufruito in vita, le devolverà alle generazioni future. 

Ma la vera questione è un’altra: hai idea di quanti eredi che ricevono oggi in Italia un patrimonio cambiano banca o cambiano consulente finanziario? La percentuale è davvero considerevole e si attesta intorno al 50%: un erede su due decide di portare altrove le somme ereditate (Fonte T. Rowe Price). E’ una percentuale molto grande, che continuerà ad aumentare se i consulenti finanziari e i gestori bancari non sapranno correre ai ripari.

Il passaggio generazionale, una sfida per nulla banale

E’ ovvio, ma per niente scontato, che un bravo consulente finanziario pianifichi assieme ai suoi clienti gli obiettivi finanziari (clicca qui per approfondire), ma anche un corretto passaggio generazionale, che miri a soddisfare nel dettaglio le volontà future dei clienti e al contempo ad ottimizzare gli aspetti fiscali ed economici. Ma questa non è la parte più sfidante. Come direbbe un matematico è una condizione necessaria, non sufficiente. La vera sfida è quella della comunicazione.

In che senso, ti starai domandando? Ancora un attimo di pazienza e ci arriviamo.

Su due pianeti diversi

Marco, architetto di 57 anni e Saverio, consulente finanziario di 61 anni, si conoscono ormai da tanto tempo. Saverio ha assistito e continua ad assistere Marco e sua moglie nella gestione del loro patrimonio. Hanno recentemente affrontato il tema del passaggio generazionale; Saverio ha consigliato a Marco di presentargli i suoi figli, per porre le basi del passaggio del patrimonio quando sarà il momento.

Giulio e Giada, rispettivamente 24 e 21 anni, sembravano un pò annoiati mentre ascoltavano o provavano ad ascoltare le parole di Saverio, seduto con loro attorno al tavolo assieme a papà Marco.

Il loro sguardo andava spesso sugli smartphone poggiati sul tavolo, che sembravano non smettere mai di vibrare. Saverio stava presentando loro la realtà bancaria per cui lavorava con l’ausilio di alcune brochure ed altri supporti cartacei…

Marco ricorda ancora le parole di sua figlia Giada non appena Saverio si era congedato. “Papà, ma da quale era geologica arriva Saverio? Guarda che sia io che Giulio abbiamo già un conto corrente, lo abbiamo aperto online e gestiamo tutto tramite OTP, app e videocall“.

Houston, abbiamo un problema!” pensò papà Marco!

Dai Baby boomers alla Generazione Z

Ne avrai sentito parlare. E’ convenzione suddividere le persone in gruppi diversi a seconda dell’anno di nascita. I nati tra il 1946 ed il 1964 vengono definiti Baby Boomers; la generazione dei nati tra il 1965 ed il 1980 viene detta Generazione X; chi è nato tra il 1981 ed il 1996 appartiene alla categoria dei Millenials ed infine i nati tra il 1997 e il 2021 appartengono alla Generazione Z (clicca qui per approfondire)

Perché è importante conoscere queste categorie? Perché individui appartenenti a gruppi diversi hanno modi di comunicare e di vedere il mondo completamente diversi! Ti faccio qualche esempio. I baby boomers hanno vissuto in prima persona i movimenti per i diritti civili, la Guerra Fredda, sono cresciuti in un mondo totalmente analogico: l’avvento delle macchine da scrivere, i giradischi, i telefoni fissi e le cabine telefoniche a gettoni.

La Generazione Z, per intenderci quella dei nati dal 1997 ad oggi, è nata con lo smartphone ed il tablet in mano; sono ragazzi definiti nativi digitali, studieranno la tragedia delle Torri Gemelle sui libri di storia; sono nati nell’era di Amazon, di Uber e della globalizzazione. Hanno un diverso modo di socializzare, molto meno fisico. 

Mai come in questa era vi sono stati mutamenti così radicali tra una generazione e le precedenti, mutamenti che minano seriamente la comunicazione e la reciproca comprensione.

La soluzione per Saverio? Arriva da Darwin

Saverio, 61 anni, per quanto bravo ed affermato, corre il serio rischio di perdere gran parte dei suoi clienti con il passaggio generazionale nell’imminente futuro. Sarebbe superbo e del tutto errato pensare che l’alto grado di soddisfazione dei suoi attuali clienti sia sufficiente a conquistare la fiducia e la relazione dei loro figli quando arriverà il momento. L’esempio di Giulio e Giada lo dimostra.

Saverio ha due cose da fare urgentemente: prendere coscienza del problema (cosa per niente scontata) ed adottare tempestivamente dei comportamenti idonei. Per aiutare Saverio dobbiamo rispolverare la teoria dell’evoluzione di Darwin, te la ricordi?

Non è la specie più forte o la più intelligente a sopravvivere, ma quella che si adatta meglio al cambiamento.

C. Darwin

La sfida per i consulenti finanziari nel prossimo futuro

Saverio deve velocemente prendere coscienza del problema ed adattarsi al cambiamento. Deve essere in grado di adattare il suo modo di comunicare in funzione dell’interlocutore che ha di fronte. Capisci bene che non sarà per nulla semplice.

Inutile pensare di poter soddisfare i bisogni delle generazioni future rimanendo ancorato al suo metodo di lavoro, efficace ed apprezzato da un baby boomer, ritenuto sufficiente da un esponente della generazione X, percepito come inadeguato da un Millenial e decisamente obsoleto per un ragazzo della Generazione Z.

Saverio (ed ogni altro consulente finanziario con parecchi anni di esperienza) farebbe bene a valutare seriamente anche il supporto da parte di un consulente più giovane, magari meno esperto ma più abile nel comunicare con le nuove generazioni.

Ciao, alla prossima.

La differenza tra il risparmio amministrato ed il risparmio gestito

Se negli ultimi anni hai valutato delle proposte di investimento con il tuo gestore o con il tuo consulente finanziario, è molto probabile che una parte rilevante della proposta fosse composta da fondi comuni di investimento, Sicav, o Fondi Interni Assicurativi; tutti strumenti finanziari appartenenti alla categoria del Risparmio Gestito. Oggi scopriremo qual è la differenza tra il risparmio amministrato ed il risparmio gestito. Stai tranquillo, lo faremo come sempre con parole semplici.

Il risparmio amministrato

Se acquisti dei titoli azionari (ad esempio delle azioni ENEL) o dei titoli obbligazionari (ad esempio dei BTP, obbligazioni governative italiane) stai sottoscrivendo del risparmio amministrato. La banca in questo caso si limita a metterti a disposizione il contenitore (chiamato dossier titoli) ma non entrerà nella gestione degli strumenti finanziari.

Può essere stata una tua idea oppure una consulenza professionale del tuo gestore o del tuo consulente finanziario; in ogni caso, una volta acquistati i titoli (azioni e/o obbligazioni), soltanto tu (autonomamente o a seguito consulenza del tuo gestore), deciderai quando rivendere i titoli e a quale prezzo. La Banca amministrerà i tuoi titoli e si occuperà di tutta la parte fiscale (tassazione sui guadagni e minusvalenze).

Spero ti sia chiaro che investire in strumenti di risparmio amministrato necessita di ampia conoscenza dei dati economici e finanziari delle società acquistate; in mancanza di questi dati esporresti infatti i tuoi risparmi a dei rischi enormi.

Il risparmio gestito

I Fondi Comuni, le Sicav e Fondi Interni Assicurativi alimentano una famiglia di strumenti finanziari comunemente chiamata Risparmio Gestito. Uno strumento finanziario è detto gestito quando l’investitore conferisce un mandato ai gestori dello strumento ad operare con i propri risparmi, nel rispetto di alcuni limiti e parametri.

Troppo complicato? Niente paura, vediamolo meglio con un esempio.

Fondo Azionario Europa

Immagina di avere sottoscritto delle quote di un Fondo azionario Europa. I tuoi risparmi, assieme a quelli degli altri sottoscrittori dello stesso fondo, sono confluiti in un contenitore, a disposizione del Team di Gestione del fondo. Il team di gestione è tenuto ad utilizzare le somme del fondo per acquistare unicamente azioni di società europee, ma, nei limiti di questo vincolo, agirà in piena autonomia. Gli esperti che compongono il Team di gestione adopereranno la loro professionalità per individuare le migliori azioni europee con l’obiettivo di creare valore per i sottoscrittori del fondo.

Differenza tra risparmio amministrato e risparmio gestito

Mettiamo a confronto il risparmio amministrato e il risparmio gestito adoperando l’esempio dei titoli azionari europei. Un investitore in risparmio amministrato dovrà valutare personalmente quali titoli azionari europei comprare, a quale prezzo, quando vendere e a quale prezzo. Un sottoscrittore di un fondo azionario europeo ha invece delegato queste scelte ad un team di gestori professionisti, esperti del mercato azionario europeo.

Investire in risparmio gestito vuol dire quindi delegare le scelte di investimento a dei gestori professionisti; si parla più precisamente di gestione attiva, in quanto i gestori effettueranno in autonomia operazioni di acquisto e vendita al fine di massimizzare la performance del fondo. La gestione attiva ha un costo, rappresentato dalle commissioni di gestione del fondo.

Ti presento un parolone inglese: il Benchmark

Non so ne ne hai mai sentito parlare, ma se hai già investito o sei in procinto di investire in strumenti di risparmio gestito, ti conviene sapere cos’è il benchmark.

Il benchmark non è altro che il rendimento del mercato in cui investe il fondo comune di investimento. Tornando al nostro esempio precedente il benchmark del fondo azionario europeo sarà il rendimento del mercato azionario europeo nella sua totalità. Perché è importante conoscere il benchmark? Perché ti serve per valutare la bontà del fondo comune di investimento.

Cerchiamo di capire meglio il concetto con un esempio. Immagina che il fondo azionario Europa che stai valutando di acquistare, nel 2020 ha registrato una performance positiva, al netto dei costi, del 10%. Sembra un’ottima performance, quindi puoi procedere tranquillamente all’acquisto? Calma, ci manca un’informazione fondamentale: è qui che entra in gioco il benchmark.

Ripetiamo l’esempio aggiungendo un’informazione in più: immagina che il fondo azionario Europa che stai valutando di acquistare nel 2020 ha registrato una performance positiva, al netto dei costi, del 10%; nello stesso periodo il benchmark, ossia il mercato azionario europeo nella sua totalità, ha registrato una performance positiva del 24%. Sei ancora convinto che sia un buon fondo comune di investimento?

Come scegliere un buon fondo

Un bravo consulente finanziario lo sa bene: per valutare la bontà di un fondo comune di investimento, di una Sicav o di un Fondo Interno Assicurativo bisogna valutare tutti i seguenti aspetti:

  • rendimento del fondo rispetto al benchmark
  • età del fondo
  • costanza di rendimenti soddisfacenti rispetto al benchmark nel tempo
  • costi di gestione del fondo
  • eventuali altri costi a carico del cliente
  • quanto rischio il fondo sta prendendo rispetto al rischio del mercato in cui investe
  • patrimonio a disposizione del fondo
  • permanenza dello stesso team di gestione.

Se ti sembra troppo complesso verificare autonomamente tutti questi parametri niente paura. Esistono delle società che si occupano proprio di fare questo e che ti permettono di valutare la bontà di un fondo semplicemente inserendo il codice identificativo (l’ISIN del fondo) sul loro sito internet. Qui di seguito le principali: clicca sul nome per andare direttamente al loro sito internet:

Gestione attiva e gestione passiva

Se un fondo supera brillantemente tutti gli esami sopra esposti, puoi certamente decidere di sottoscriverlo (compatibilmente con il tuo orizzonte temporale e la tua propensione al rischio). Nell’universo sconfinato degli strumenti finanziari di risparmio gestito occorre però fare una selezione molto accurata, perché esistono ahimè tantissimi strumenti inefficienti, dove vuoi per scarsa qualità gestionale, vuoi per eccessivi costi di gestione, i rendimenti sono deludenti rispetto al benchmark.

Laddove non riuscissi ad individuare un fondo soddisfacente, in grado di performare costantemente meglio del benchmark, puoi optare per degli strumenti a gestione passiva, chiamati ETF (clicca qui per approfondire la differenza tra fondi comuni ed ETF). Questi si limitano a replicare l’andamento del mercato, con dei costi molto contenuti.

Due ultime informazioni importanti

Voglio concludere dandoti altre due informazioni a mio avviso importanti:

Il NAV (Net Asset Value)

Gli strumenti di risparmio gestito vengono acquistati in quote (frazioni del patrimonio totale del fondo), le quali hanno una quotazione giornaliera che prende il nome di Nav (acronimo inglese di Net Asset Value). Di tutto questo ti basti ricordare la parola Net, in inglese netto, poiché sta a significare che il valore giornaliero della quota degli strumenti di risparmio gestito è sempre al netto dei costi di gestione. Pertanto i costi sono già stati depurati dal valore.

Se oggi il tuo fondo ha un nav maggiore di quando lo hai acquistato vuol dire che ci stai certamente guadagnando.

Occhio alla differenza tra passato e futuro

Per quanto ottime siano le caratteristiche di uno strumento di risparmio gestito, fai grande attenzione ad un aspetto: i risultati ottenuti nel passato non costituiscono un’indicazione di risultati futuri. L’analisi, per quanto approfondita e dettagliata, si riferisce al passato. Nulla può garantire che la qualità, l’andamento e i rendimenti si ripetano allo stesso modo nel futuro.

Ecco perché ti consiglio di avvalerti di un serio consulente finanziario nella scelta dei tuoi investimenti. Lui monitorerà periodicamente l’andamento degli strumenti selezionati e laddove dovesse rilevare delle inefficienze ti consiglierà tempestivamente di attuare le opportune azioni correttive.

Ciao, alla prossima.