Il prezzo di uno strumento finanziario

Oggi voglio provare a concentrarmi su una variabile cui viene data tanta importanza nel mondo degli investimenti: il prezzo di uno strumento finanziario. Varia giornalmente, è soggetto in alcuni momenti (come quello attuale) anche a forti oscillazioni. Ma è davvero così importante? Ne parliamo oggi, come sempre con parole semplici.

Una tranquilla settimana di paura

Quello che vedi qui sotto è un grafico che mostra le variazioni di prezzo di un titolo azionario nell’arco di una settimana, di cinque giorni lavorativi:

Fonte: Yahoo Finanza

Il titolo in questione passa da un prezzo di 62,83 il 10 Giugno 2022 al prezzo di 59,09 il 15 Giugno, registrando quindi una variazione percentuale settimanale pari a -5,95%. E’ la borsa, baby! Se il possessore del titolo in questione ha trascorso l’intera settimana a controllare l’andamento del suo investimento, magari più volte al giorno, converrai con me che non ha trascorso giornate serene.

La borsa di tutto

E se oltre al FTSE Mib, al Dow Jones e all’S&P 500 esistessero anche il FTSE Appartamenti, Il Dow Automobili e l’S&P orologi? Sapresti in tempo reale il prezzo della tua casa, ma anche quello della casa al mare che hai acquistato lo scorso anno. Conosceresti il prezzo che ha la tua automobile lunedì alle 10.40, ma anche quello che ha il tuo orologio martedì pomeriggio alle 14.50.

Potresti scoprire che in un paio d’ore il tuo appartamento si è deprezzato del 4%. Ti immagini quanta ansia e preoccupazione comporterebbe conoscere in tempo reale il prezzo di ogni oggetto o bene?

Soltanto quando è necessario

Stai tranquillo, era solo uno scherzo. Non esiste il FTSE Appartamenti, e neanche il Dow Automobili, per non parlare dell’S&P orologi (però era carino!) Cosa comporta il fatto che queste borse non esistono? Semplicemente che non prestiamo alcuna attenzione ai prezzi di questi strumenti se non quando ci occorre conoscerli, quando abbiamo esigenza di acquistarli o di venderli. E questo cosa vuol dire in termini pratici?

Semplice: che se per 10 anni non abbiamo intenzione di cambiare casa non andremo alla ricerca delle quotazioni di altri immobili né tantomeno ci interesserà sapere quanto vale la nostra. Se non è ancora tempo di vendere la nostra auto non ci interesserà sapere quanto vale.

Stai attento al verbo!

“Nè tantomeno ci interesserà sapere quanto vale la nostra”; “non ci interesserà sapere quanto vale“. Quando ragioniamo a lungo termine (sia la casa sia l’automobile sono in un certo senso assimilabili ad investimenti di lungo periodo) il concetto di prezzo viene sostituito dal concetto di valore. Infatti il prezzo è un concetto di breve periodo, mentre il valore è un concetto di lungo termine.

Concentrati sul valore, non sul prezzo

Può sembrare assurdo quello che sto per dirti, ma investire sarebbe molto più semplice se non ci fossero le borse che sono costrette a fare i prezzi in ogni istante. Sarebbe molto più facile concentrarsi sul valore degli strumenti che detieni, e non sulle loro quotazioni giornaliere. Ti preoccuperesti di quanto valgono i tuoi investimenti (che sai bene essere di medio o di lungo termine) solo quando è davvero necessario.

E questo ti eviterebbe tanti mal di pancia e tante scelte errate dettate dall’emotività.

Un bravo investitore si concentra sul valore di medio o di lungo periodo, non sul prezzo di un giorno, di una settimana o di un mese.

Adesso ti mostro il valore

Ti ricordi il grafico che ti ho mostrato all’inizio di questo articolo? Mostrava l’andamento settimanale di un titolo azionario.

Fonte: Yahoo Finanza

Questo grafico mostra l’andamento dello stesso titolo azionario visto in precedenza in un periodo di 20 anni: dal 24 Giugno 2002 al 24 Giugno 2022. Il titolo è passato dalla quotazione di 24,97 del 24 Giugno 2002 alla quotazione di 63,04 del 24 Giugno 2022, con un rendimento del 152,46%. Ti svelo anche che si tratta del titolo Coca Cola, quotato sul mercato azionario americano. Ma sarebbe possibile fare esempi analoghi con altre migliaia di titoli azionari di aziende di successo.

Conclusione

Quanto è importante il prezzo di uno strumento finanziario? Dipende: se per una sopravvenuta opportunità o per un imprevisto inatteso hai un improvviso bisogno di liquidare una parte o la totalità dei tuoi investimenti, il prezzo assume un’enorme importanza: è la garanzia che potrai liquidare l’investimento in tempo reale.

Se invece nulla è cambiato rispetto ai tuoi obiettivi finanziari che si realizzeranno in un futuro non prossimo, ti consiglio di prestare scarsa attenzione ai prezzi giornalieri. Se detieni un portafoglio correttamente diversificato e degli strumenti finanziari di buona qualità, il valore sarà lì ad aspettarti al traguardo.

Ciao, alla prossima.

Il battesimo dell’investitore

Sui mercati finanziari da qualche mese soffiano venti impetuosi. Sono tante le cause che, agendo contemporaneamente, hanno risvegliato un orso da troppo tempo in letargo. E’ il battesimo dell’investitore, un severo stress test con cui il mercato finanziario, di tanto in tanto, mette a dura prova la resilienza, la disciplina, la pazienza e la perseveranza dei suoi partecipanti. Oggi parliamo di questo, come sempre con parole semplici.

Tutto ha origine da una buona notizia

Nella seconda metà dello scorso anno il mondo sembra finalmente rialzare la testa dopo due anni di stop pandemico. Aumenta in maniera robusta la domanda di beni e servizi, generando quella che viene definita appunto inflazione da domanda.

In pratica si assiste ad un aumento dei prezzi dovuti all’aumento della richiesta globale. Poco male, sembra qualcosa di transitorio.

E invece ci si mette anche l’offerta. Le catene logistiche mondiali sono arrugginite, la pandemia ha fatto aumentare la diffidenza tra Paesi fino a due anni prima sincronizzati in processi produttivi globali.

L’offerta diminuisce, generando ulteriore inflazione, questa volta da offerta appunto. Mentre il mondo chiede più beni e servizi, l’offerta ne produce di meno. Sembra ancora una volta qualcosa di transitorio. Passato il picco natalizio la situazione dovrebbe gradualmente tornare alla normalità.

E invece…

La guerra in Ucraina, oltre che una terribile tragedia umana, si rivela di fatto benzina sul fuoco dell’inflazione, visto che ha come conseguenza il robusto aumento dei prezzi dell’energia e delle materie prime di cui l’Ucraina e la Russia sono tra i principali esportatori mondiali. Le sanzioni, sempre più aspre, logorano i rapporti tra Paesi che fino al giorno prima erano ingranaggi del processo di globalizzazione.

Dulcis in fundo, a più di due anni di distanza, la Cina si trova a dover fronteggiare una nuova ondata pandemica che la costringe ad applicare un lockdown estremamente severo. La foto satellitare delle migliaia di navi portacontainer in fila in attesa di poter caricare o scaricare merce al porto di Shangai, nel frattempo chiuso per il lockdown, ha fatto il giro del mondo.

Tanto tuonò che piovve

Adesso si parla di inflazione strutturale, non più transitoria. L’inflazione è destinata cioè a rimanere, anzi ad aumentare ulteriormente se non si prendono contromisure efficaci. Se una cura blanda poteva essere efficace agli albori del processo iniziato la scorsa estate, adesso è necessaria una cura da cavallo.

Le banche centrali hanno due armi da usare: l’aumento dei tassi e la progressiva riduzione della montagna di liquidità che hanno immesso nel circuito negli ultimi 15 anni. E’ una medicina amara ma va presa. Perché amara? Perché aumentare i tassi vuol dire di fatto scoraggiare i prestiti, far diminuire i consumi, far diminuire la domanda di beni e servizi, in modo che i prezzi possano scendere.

Da un eccesso all’altro

I mercati finanziari non hanno mezze misure. Oscillano perennemente, come un grosso pendolo, dall’ottimismo sfrenato al pessimismo più nero. E’ il momento del pessimismo. Il bicchiere riempito a metà, che fino a qualche mese fa sarebbe stato visto decisamente pieno, oggi non soltanto viene visto vuoto, ma addirittura rotto! Gli strumenti finanziari oggi prezzano quanto di più negativo può avvenire nel prossimo futuro.

Chi aveva immaginato i mercati finanziari come un luogo dove le somme investite crescono costantemente ogni giorno è stato bruscamente riportato sul pianeta Terra, dove invece i mercati finanziari fanno quello che hanno sempre fatto: scendono velocemente e bruscamente per periodi brevi per poi risalire lentamente, recuperare tutto ed andare alla conquista di nuovi massimi (clicca qui per approfondire).

Un processo di selezione naturale

Durante questi periodi di alta volatilità i mercati mettono a dura prova la resistenza emotiva dei partecipanti, a causa anche di un’informazione allarmistica e catastrofista. Inizia un processo di selezione naturale che progressivamente fa desistere una significativa percentuale di partecipanti al mercato.

Ma il pendolo oscillerà di nuovo, stanne certo, verso una nuova lunga fase di crescita e di ottimismo! Chi supera i periodi difficili mantenendo il giusto approccio, ancorato al suo obiettivo di medio lungo termine, non soltanto recupererà tutto ma otterrà anche un adeguato rendimento. E’ il battesimo dell’investitore, indispensabile a mio avviso per creare gli anticorpi emotivi che consentiranno la realizzazione di ambiziosi obiettivi finanziari.

Ciao, alla prossima.

L’inflazione in parole semplici

Oramai la sentiamo dappertutto, più dei tormentoni dell’estate. Ne parlano tutti, non soltanto gli addetti ai lavori. La leggiamo sui giornali, la ripetono i notiziari, se ne discute ovunque. Sto parlando dell’inflazione, oggi in rapido aumento. Troppo spesso a mio avviso chi ne parla dà per scontato che tutti conoscano bene il fenomeno e le sue conseguenze. Poiché a me piace non dare nulla per scontato, oggi ti spiego l’inflazione in parole semplici. Vedremo cos’è l’inflazione e quali sono le cause e le conseguenze di una sua crescita generalizzata.

Il significato

Il termine inflazione deriva dal latino inflare, che vuol dire gonfiare. Indica l’aumento prolungato del livello generalizzato dei prezzi di beni e servizi. Viene espressa in percentuale e pertanto l’inflazione esprime il tasso al quale aumentano i prezzi di beni e servizi. Vediamo di capirlo con un esempio.

Se il mese scorso avevi acquistato una barretta di cioccolato pagandola 1 euro e oggi paghi la stessa identica barretta di cioccolato un euro e 5 centesimi, vuol dire che il prezzo della barretta di cioccolato è cresciuto da un mese all’altro del 5%. Quando questo fenomeno riguarda la gran parte dei beni e servizi (si tratta quindi di un aumento generalizzato) e tale aumento persiste per un periodo di tempo prolungato, vuol dire che siamo in presenza di inflazione.

Il valore reale del tuo stipendio è inferiore: è diminuito il potere d’acquisto della moneta. In che senso?

Semplice: se tutti i prezzi sono aumentati mediamente del 5%, ma il tuo stipendio non è variato, potrai acquistare meno beni e servizi del mese precedente. Se per assurdo ipotizzassi di spendere tutto il tuo stipendio pari a 1.500 euro in barrette di cioccolato, lo scorso mese avresti potuto acquistare 1.500 barrette, mentre questo mese dovrai accontentarti di 1.428 barrette ed un resto di 60 centesimi. Un’ottima notizia per il tuo dietologo e per il tuo dentista. Una cattiva notizia per te.

Le principali cause dell’inflazione

Per capire le cause che stanno alla base dell’aumento dell’inflazione dobbiamo rispolverare la più antica legge di mercato, quella che riguarda domanda e offerta.

Quando esci per andare al supermercato ad acquistare una barretta di cioccolato tu rappresenti la domanda: chi acquista un bene o un servizio esprime la domanda. Viceversa l’azienda che produce la barretta di cioccolato rappresenta l’offerta: chi vende un bene o un servizio rappresenta l’offerta. Fin qui penso tutto chiaro.

Inflazione da domanda

Immaginiamo quindi che ogni giorno vengano prodotte un milione di barrette di cioccolato e che queste vengano tutte acquistate dai consumatori al prezzo di un euro ciascuna. Se domani per vari motivi le barrette prodotte sono di meno si genera uno squilibrio tra domanda e offerta. Ci sono meno barrette di quelle che la gente intende acquistare.

Quando la domanda supera l’offerta inevitabilmente il prezzo sale: quel bene diventa più scarso, più difficile da trovare, in un certo senso quindi più prezioso e la gente è disposta a pagare di più pur di accaparrarselo.

Inflazione da aumento dei costi

Se un’azienda produttrice di un bene o di un servizio si trova ad affrontare un rialzo dei costi di produzione non potrà fare altro che riversare questi aumenti sul prezzo finale del bene o servizio prodotto. In questo caso quindi l’inflazione sarà causata dall’aumento dei costi di produzione.

Inflazione da politica monetaria accomodante

Partiamo dal capire cos’è una politica monetaria accomodante. Molto semplicemente consiste nella scelta di immettere maggiori quantità di denaro in circolo nell’economia di un Paese. A seguito di una politica monetaria accomodante il costo del denaro diminuisce, pertanto diventa molto più economico prenderlo in prestito (mediante mutui o prestiti).

E’ quello che hanno fatto sia l’Europa che gli Stati Uniti dopo la crisi finanziaria del 2008. Lo scopo di aumentare l’ammontare di denaro in circolazione è quello di rilanciare l’economia. Fin qui tutto bene, ma qual è la conseguenza a lungo termine? Semplice: se la gente ha molto più denaro da spendere aumenterà la domanda di beni e servizi. Ma come abbiamo già visto l’aumento della domanda genera l’aumento dei prezzi, genera inflazione.

Le conseguenze dell’inflazione

L’inflazione ha molteplici effetti sulla vita delle persone, proviamo a riassumerli.

Redistribuzione del reddito

Chi percepisce degli stipendi fissi viene maggiormente penalizzato dall’aumento dell’inflazione. Infatti gli stipendi vengono adeguati sporadicamente, soltanto in presenza di adeguamenti contrattuali. Se tutti i prezzi aumentano ma gli stipendi rimangono fissi, il potere d’acquisto dello stipendio diminuisce.

Chi invece percepisce redditi variabili all’aumentare dell’inflazione potrà aumentare di conseguenza i compensi richiesti per le prestazioni erogate. E’ il caso ad esempio di lavoratori autonomi, professionisti etc.

Debitori vs. creditori

Strano a dirsi ma l’inflazione è una buona notizia per i debitori, mentre rappresenta viceversa una cattiva notizia per i creditori.

Se infatti durante la vita del prestito o del mutuo aumenta l’inflazione come abbiamo visto diminuisce il potere d’acquisto della moneta, pertanto il debitore restituirà una somma di denaro nominale invariata rispetto a quella che aveva preso a prestito, ma con un potere di acquisto inferiore a causa dell’aumento dell’inflazione.

Effetti sulla produzione

Un’azienda produttrice può beneficiare dall’aumento dell’inflazione. Se infatti acquista manodopera e materie prime in un momento di bassa inflazione e poi vende il ricavato della produzione in un momento successivo caratterizzato da inflazione più alta, potrà vendere il suo prodotto ad un prezzo maggiore, ricavando quella che viene definita “rendita di inflazione”.

A lungo andare però anche l’attività di impresa viene penalizzata, poiché da un lato la gente inizierà a consumare meno; dall’altro lato i tassi di interesse inizieranno a crescere e quindi le aziende potranno indebitarsi meno.

Esportazioni ed importazioni

Le esportazioni vengono danneggiate in quanto l’aumento dei prezzi dei prodotti scoraggia l’acquisto da parte di acquirenti esteri. Viceversa però le importazioni dall’estero diventano più convenienti.

Effetti sui risparmi e sugli investimenti

In conclusione proviamo ad analizzare gli effetti dell’aumento dell’inflazione sui risparmi e sugli investimenti.

L’inflazione generalmente penalizza i risparmiatori che mantengono le somme liquide sul conto corrente (clicca qui per approfondire) o che hanno sottoscritto strumenti obbligazionari a tasso fisso a lunga scadenza. Nel primo caso il saldo del conto corrente viene costantemente eroso in termini reali; nel secondo caso le cedole fisse dell’investimento obbligazionario varranno sempre meno all’aumentare dell’inflazione nel tempo.

Un portafoglio di investimento ben diversificato ha invece molte armi per contrastare l’inflazione. Le azioni, soprattutto di società che possono aumentare i prezzi dei loro prodotti, rappresentano un ottimo antidoto nel lungo periodo. Analogamente le obbligazioni a tasso variabile o indicizzate all’inflazione sono in grado di contrastare l’effetto negativo dell’aumento dei prezzi. Infine anche attività legate alle materie prime possono offrire protezione dall’inflazione all’investimento.

Ciao, alla prossima.